Rifiuti, l’Iva sulla Tia è illegittima. Il Fisco dovrà rimborsare circa un miliardo di euro a milioni di famiglie che hanno pagato l’Iva a partire dal 1999.
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno chiuso l’annosa questione dell’imposta sul valore aggiunto sulla Tia dichiarandone l’illegittimità con la sentenza n. 5078/2016 depositata ieri.
Rafforzando un principio già da tempo consolidato nella sezione tributaria, gli Ermellini hanno respinto il ricorso della società Veritas Spa avverso la sentenza che disponeva il rimborso a un cittadino della somma di euro 67,36 per l’Iva applicata alla Tia.
La tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani non può essere assoggettata a Iva in quanto ha natura tributaria. L’imposta sul valore aggiunto non mira a colpire la capacità contributiva quando si paga un’imposta (anche se questa è questa è destinata a finanziare un servizio da cui tra benefici il contribuente) ma soltanto quando si acquisiscono beni o servizi versando un corrispettivo.
La Tia è una tassa e quindi non si applica l’Iva, che la Veritas dovrebbe sostituire adesso ai cittadini.
La sentenza di ieri obbliga anche i gestori dei servizi ambientali a restituire le somme sottratte ai clienti. Un recente calcolo sostiene infatti che il Fisco dovrà rimborsare circa un miliardo di euro a milioni di famiglie che hanno pagato l’Iva a partire dal 1999, anno di istituzione della Tia. Gli importi, presi singolarmente, risultano modesti, il rimborso sul quale si sono pronunciate le sezioni unite della Cassazione è di 67,36 euro, ma messi insieme formano formano una cifra enorme che riguarda tutti gli italiani che hanno pagato il servizio di igiene urbana attraverso la Tia. Le imprese invece dovrebbero essere escluse dai rimborsi perché hanno potuto detrarla in questi anni.
I rimborsi ai cittadini potrebbero venire anche automaticamente, evitando contenziosi, restituendo, magari, direttamente, le somme indebitamente pagate nelle bollette.
Rimane irrisolto il nodo degli interessi. “Andrà capito chi dovrà restituire gli interessi maturati su questi prelievi operati dai gestori del servizio di igiene urbana e che i cittadini italiani sono stati costretti a pagare” sostiene in un comunicato stampa la CGIA – Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre.